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SELVATICA

Selvatica è il racconto del mio naufragare tra i crinali di un Appennino lontano dalle mete principali. Boschi e radure in qualche modo distanti dal frastuono dell'uomo, un piccolo angolo di pace come molti altri lungo tutta la nostra dorsale.
Incassate nel cuore profondo di una valle, molte di queste foreste sono state dimenticate, i castagneti lasciati andare, e mulini e antiche carbonaie ceduti al tempo. Luoghi dove è necessario muoversi a piedi, con passo lento, e dove gli incontri sono sempre furtivi. Faggete libere di rispettare il loro ciclo naturale, alimentate da violenti ruscelli e torrenti.
Lasciato indisturbato, il bosco si è qui ripreso il proprio spazio, e nel dedalo di corsi d'acqua secondari la biodiversità si nasconde tra rocce vestite di muschio e cortecce secolari. In Settembre il grande cervo rivendica il suo regno marcando alberi che da sempre sono guardiani di questo rituale ancestrale. Sopra le loro radici si ferma la salamandra, nei giorni di pioggia, e orme impresse nella neve tradiscono il silenzioso passaggio del lupo e della volpe. Dai rami più alti arriva il canto lugubre dell'allocco, sagoma scura illuminata dalla luna quando faggi spogli e querce sinuose sembrano danzare avvolti dal nero mantello della sera.
Queste fotografie sono un tributo alla bellezza dei boschi a noi più vicini, vagabondando tra torrenti e cascate, in quell'Appennino perduto dove la vita continua ancora oggi ad essere selvatica. 

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